giovedì 25 febbraio 2016

Schegge di macchine


Murakami e le 'macchine' in 1Q84.

Il romanzo inizia subito con la presenza di due macchine: un taxi nel traffico di Tokyo in un normale pomeriggio lavorativo e l'autoradio che trasmette la Sinfonietta di Janàcek.

"Nel taxi la radio trasmetteva un programma di musica classica in FM. Il brano era la Sinfonietta di Janàcek..." (cap. 1, pag. 1).

All'interno del taxi c'è Aomame, una giovane ragazza che va di fretta perchè deve svolgere un "compito" e non può assolutamente rimanere bloccata in macchina. Aomame decide di seguire il consiglio del tassista e procedere a piedi usando la scala antincendio di un vecchio edificio che sorgeva sulla tangenziale. 
La macchina (in questo caso un taxi) nel primo capitolo di 1Q84, che rappresenta un ostacolo per la giovane Aomame, non rispecchia la principale funzione per cui è stata creata, ovvero quella di accorciare le distanze.

Un' altra macchina presente nel romanzo è un word processor:

"... - Tengo, hai un world processor? - chiese Komatsu...
- No, non ce l'ho, - rispose lui. ... Purtroppo devo ammettere che un affare del genere non è alla portata delle mie tasche.
- Lo sapresti usare?
- Sì certo. So usare sia il computer che il word processor . Alla scuola preparatoria lo abbiamo,e mi capita spesso di usarli per lavoro.
- Bene, allora oggi vai in un negozio, scegline uno adatto e compralo. Io di macchine non capisco assolutamente nulla, quindi affido a te la scelta della marca e del modello. Poi mi dirai quando hai speso. Vorrei che cominciassi a lavorare alla riscrittura della Crisalide d'aria usando il word processor, in modo da guadagnare tempo..." (cap. 6, pag. 84).

Nel capitolo 8, è sempre la macchina-radio ad essere citata:

"...La musica, le risate e lo sport che venivano offerti dalla radio erano lo svago più accessibile ed economico; per di più la radio aveva raggiunto un livello di diffusione imparagonabile a quello prima della guerra...." (cap. 8, pag. 118).

Nel capitolo 10, Murakami paragona Ebisumo, un ex professore di antropologia culturale, ad una macchina "rifinita" e "compatta":

"...Dopo una decina di minuti, a un tratto e senza alcun preavviso, la porta si aprì e un uomo magro, camminando senza fretta, entrò nel soggiorno. Era alto circa un metro e sessanta ma grazie al suo portamento non dava l'impressione di una persona minuta. Teneva la schiena dritta come se avesse dentro una sbarra d'acciaio, e la mascella tirata all'indietro. Aveva sopracciglia folte e portava occhiali dalla spessa montatura nera che sembravano costruiti apposta per esercitare sulle persone un effetto minaccioso. Nei sui movimenti c'era qualcosa che faceva pensare a una macchina rifinita e compatta, costruita in modo tale che tutte le sue parti s'incastrassero a perfezione, senza alcun elemento superfluo..." (cap. 10, pag 148).

Nello stesso capitolo, Murakami denomina i membri della comunità del Takashima come "robot senza pensiero":

"...Quello che fa il sistema Takashima - almeno secondo la mia opinione - è costruire robot privi di pensiero. Fanno in modo che le persone non pensino in modo autonomo..." (cap. 10, pag. 155).

Il Takashima è un'organizzazione, dove si vive in collettività realizzando i guadagni attraverso l'agricoltura. Nel Takashima ogni proprietà privata è vietata e tutti i possedimenti sono condivisi. Questo rappresenterebbe per Ebisumo un mondo utopico, simile a quello orwelliano, in cui l'individuo entra in uno stato di morte celebrale perdendo ogni libertà di pensiero.

L' audiobook (capitolo 12), rappresenta per Eri, una bambina con problemi di linguaggio che non è mai andata a scuola, uno strumento fondamentale per la sua formazione:

"...Siccome le risultava molto faticoso leggere i libri da sola, quando potevo, lo facevo io per lei, ad alta voce. Le ho anche comprato degli audiobook. L'educazione che ha ricevuto è tutta qui..." (cap.12, pag. 186).

Nel capitolo 13, invece, è il rombo di una moto ad accompagnare il traumatico post-sbornia di Aomame:

"... Il motore di una moto che sfrecciava nella strada sottostante risuonò nella stanza come lo stridio di una macchina da tortura..." (cap. 13, pag. 197).







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